Ci sono bambini con zaino e quaderno, e altri a cui viene dato come compito quello di imparare slogan a memoria. In certe scuole d’Europa — quelle che si vantano di essere “impegnate” — si insegna a disegnare bandiere, non lettere.
A scandire parole d’odio, non poesie. Si cresce con il mito del “resistente” e dell’ebreo come nemico da sterminare. È la nuova pedagogia dell’orrore, la stessa che da anni, a Gaza e nei Territori, trasforma i banchi in caserme e i compiti in addestramento al terrore. Lì i bambini arabi giocano a chi uccide più ebrei mentre i nostri li fanno marciare nei cortei “per la pace” accanto a cartelli che augurano la fine d’Israele, sempre con lo stesso sorriso convinto che gli adulti chiamano “coscienza”.
Ci vuole un coraggio crudele per arruolare l’innocenza. E lo fanno con la mano gentile di chi si crede educatore mentre non è altro che un reclutatore. I bambini meritavano un futuro e invece stanno togliendo loro il diritto di vivere un presente senza doversi vergognare del passato.
A lezione di odio
A lezione di odio
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